mercoledì 2 marzo 2011

Attualità del Giuramento d’Ippocrate

La didattica in Medicina è un argomento complesso che va al di là dei singoli termini. La didattica non è una procedura esclusiva atta ad inculcare nozioni o teorie. La didattica deve mirare sì allo sviluppo cognitivo ma pure al cambiamento culturale e sociale delle persone. Il problema dell’insegnamento medico è antico e viaggia di pari passo con lo sviluppo della scienza medica. Nella Grecia antica erano i sacerdoti del Dio Asclepio, figlio di Apollo, a possedere capacità terapeutiche che altro non erano che interpretazioni di rivelazioni divinatorie. Ci si trovava ancora in una medicina di natura magico-religiosa.
Ippocrate (V sec.A.C.) ebbe il merito di rendere la scienza medica più “terrena” e quindi si apriva la necessità del suo insegnamento. La medicina ippocratica poneva le sue basi nel metodo, nell’esperienza e nell’osservazione del malato. Con Ippocrate nasce dunque la scienza medica. Ippocrate centrava la sua opera non sulla malattia ma sull’uomo, diversamente da quanto avviene di questi tempi. C’è da sorridere pensando ai consigli Ippocratici di una sana alimentazione e regolare attività fisica che dopo 2500 anni mantengono una validità scientifica. Ippocrate è antesignano della medicina preventiva e dell’etica medica: “Non somministerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un' iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l'aborto. Conserverò pia e pura la mia vita e la mia arte. Non opererò neppure chi soffre di mal della pietra, ma cederò il posto a chi è esperto di questa pratica. In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutto da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi”.
C’è un continuum tra Ippocrate e la morale cristiana rappresentato sì dal rispetto della sacralità della vita ma pure dalla concezione olistica della persona e dalla coerenza tra etica professionale ed etica personale.
Un punto di aggancio lo si trova nell’interpretazione della figura del medico come al servizio del malato e non viceversa: “In quante case io entri mai, vi giungerò per il giovamento dei pazienti”. Altro che DRG!
Oggi la didattica in ambito medico è centrata sulla patologia, sulla tecnologia sempre più avanzata che pur essendo utile strumento di aiuto diagnostico, non serve a creare buoni medici. La tecnocrazia rincorre sempre se stessa e non ha il tempo di soffermarsi sul malato. Non esiste una risonanza magnetica per l’anima. Oggi non c’è più la capacità di accogliere la sofferenza dell’anima ma solo quella del corpo. Rinchiudiamo le persone nelle ex case di riposo, ora rinominate RSA, non per dare conforto a persone ritenute ormai ai margini della comunità, ma per dare sollievo a chi dovrebbe assisterle. Così come si portano i morenti negli Hospice. Il malato è generalmente un fastidio da rimuovere. Allo stesso modo di chi ritiene più semplice affidarsi alla pastiglia dal potere salvifico anzichè impegnarsi in una vita più regolare e sana.
Una didattica medica deve tener conto dell’anima, intesa quale spirito e ricerca di significato, altrimenti si sconfina nella scotomizzazione delle persone e nella produzione di paradossali interventi preventivi. La didattica deve avere una base etica, non può ritenersi asettica in funzione di un generico laicismo. L’asepsi produce medici sterili alle richieste dello spirito: “Le ho fatto fare la TAC, gli esami del sangue e sono arrivato alla diagnosi. Che vuole di più?” . Lo sguardo del medico deve saper andare oltre, deve incrociare lo sguardo del malato. Oggi si pretende di considerare le persone malate per il solo fatto di riceverne un consenso informato. Ma l’ascolto del malato è al di là dei semplici aspetti procedurali diagnostico-terapeutici. Implica una formazione in campo umano che nessuna didattica asettica può fornire. La didattica deve partire dalla considerazione dell’allievo come persona e poi come discente. Il gusto di insegnare non è in ciò che insegno ma nel medico che produco. La filosofia ippocratica purtroppo non fa parte dei testi adottati nelle facoltà mediche. Credo che al contrario sia un’ottima palestra di riflessione per chi si avvicina allo studio di tale scienza. La medicina centrata sulla persona è la continuazione della medicina ippocratica, non in versione moderna come qualcuno vorrebbe che fosse, ma nel suo spirito di servizio e comprensione della persona umana.

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