mercoledì 9 novembre 2011

Narcisismo

Narciso nell’omonimo mito si innamora della propria immagine riflessa in uno stagno. Un’innamoramento destinato a soccombere al dolore per l’impossibilità di realizzazione. Narciso è simbolo del rifiuto della relazione con l‘altro visto quale invasore e distruttore del proprio io. L’innamoramento di sé preserva da tale contaminazione e consente di evitare il confronto con l’altro. L’amore verso gli altri richiede infatti la consapevolezza dei propri limiti e del bisogno del loro amore.
Sarà sicuramente capitato di trovarsi di fronte ad una persona narcisista. Non mi riferisco ai bambini, di per sé narcisisti per esigenze evolutive. Una dose di narcisismo è peraltro necessaria in funzione di una adeguata autostima. Mettersi in relazione con un narcisista è indubbiamente difficile, stante la tendenza a manipolare il counselor, ad assumere la regia del colloquio, ad essere arrogante e a falsare, attraverso le proprie fantasie di successo e potere, la propria storia. La medesima richiesta d’aiuto è generalmente funzionale al proprio narcisismo. L’empatia in queste persone è marginale. E’ altresì chiaro che qualsiasi valutazione da parte del counselor debba essere adeguatamente ponderata perché il narcisista tollera malamente frustrazioni o critiche che in linea teorica potrebbero scatenare aggressività.

Far domande sulla loro esistenza può accentuare il loro sé grandioso ed allora si pone il problema del contenimento, del come riportarli ad un livello adeguato di insight. Difficile, perché nel delirio narcisista c’è onnipotenza, emotività e perfezione. Le persone cercano sempre il significato del loro “essere persona” e allora è necessario entrare nel mondo del significato, della domanda di senso per poter scardinare l’impianto narcisista. Un counselor deve aver sempre presente sì l’obiettivo ma soprattutto la persona che ha di fronte la quale cerca nel counselor un generatore affettivo. Cogliere tale domanda è fondamentale per dare una possibilità alla persona di riconoscere i propri limiti e conseguentemente di stimolarne la propulsione al miglioramento. Sicuramente la società attuale non agevola questo compito. E’ una società centrata più sull’apparire che sulla sostanza. Il paragone con la classe politica è puramente casuale! Ci si innamora dei beni di consumo e meno delle persone. Si vive nell’incompiutezza del desiderio che a sua volta alimenta il narcisismo. Un cerchio dal quale si stenta ad uscire se non mettendo in discussione se stessi. L’autocritica, l’autocensura non fa parte di questa società, malata e narcisista.

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