venerdì 13 agosto 2010

A proposito di educazione sessuale

L’educazione sessuale è da anni oggetto di discussione tra addetti ai lavori e non. Discussioni centrate sull’età target dei progetti educativi, sui contenuti e sugli obiettivi. Contraccezione, malattie sessualmente trasmesse, gravidanze indesiderate, cambiamenti corporei sono tra i contenuti più frequentemente proposti.

Spesso e volentieri si fa riferimento ad un esperto (ostetrica, psicologo, medico…) che esaurisce il proprio compito in due tre incontri con gli studenti di una classe scolastica magari attraverso l’utilizzo di “kit” preconfezionati che altro non sono che istruzioni per l’uso. A volte si trattano gli adolescenti come se fossero idioti. Ormai la maggior parte delle informazioni vengono dal web dove peraltro si trova di tutto. La biologia dovrebbe essere argomento di studio nel normale curriculum scolastico e non delegata ad un esperto. Comunque ha poco senso parlare di educazione sessuale se il panorama culturale nel quale vivono gli adolescenti di oggi è quello che è. La mercificazione del corpo che operano i mass media viene ritenuta il movente per incrementare i programmi di educazione sessuale. E’ come agire sui sintomi senza curare la patologia. Gli stessi mass media instillano nella comunità idee che non hanno una base scientifica di realtà. Così ci troviamo a pensare che dentro ogni sacerdote vi sia una tendenza pedofila, che la maggior parte delle persone ha sperimentato rapporti omosessuali e via dicendo. In sintesi possiamo affermare che gli adolescenti vivono un contesto culturale dove tutto appare possibile e lecito in ambito sessuale purchè sia frutto di scelte personali. Il vero problema è che sono lasciati soli, senza riferimenti in un mondo dove, parafrasando il sociologo Zygmunt Bauman, prosperano valori liquidi. E’ evidente che il mondo degli adulti sta vivendo paure e sensi di colpa e anziché preoccuparsi di costruire una comunità dignitosa si rifugia in interventi riparativi che non riparano niente. Interventi che si propongono addirittura alla scuola materna sollevando problematiche che i bambini non si pongono nemmeno. Quanti adulti giocano con i loro figli? Certo sono più comodi la play station e i video games. Dovremmo sempre ricordare gli studi di Winnicot sul gioco che è il primo strumento educativo a disposizione dei genitori. Nel gioco si acquisiscono regole, strumenti. Si da il via alla creatività, allo sviluppo della capacità relazionale. Oggi molti adolescenti vivono nella virtualità che alimenta il vissuto infantile di onnipotenza che inevitabilmente si scontra con la realtà investita di utilitarismo nichilista. Altro che educazione sessuale….

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